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Assistenza domiciliare integrata

Negli ultimi due decenni, la sanità italiana si è orientata sempre di più verso l’assistenza delle persone più fragili e i pazienti cronici al di fuori delle mura ospedaliere. L’obiettivo è quello, da un lato, di non occupare posti letto destinati alle urgenze, dall’altro, di garantire una cura quotidiana più agevole e confortevole non solo ai destinatari dell’assistenza, ma anche ai loro familiari, i cosiddetti caregiver.

È questa la formula delle cure domiciliari, definite come il complesso di prestazioni mediche, infermieristiche, riabilitative e socio-assistenziali integrate ed erogate nel domicilio del paziente in alternativa al ricovero ospedaliero, secondo un piano concordato tra il medico di medicina generale (responsabile del caso clinico) e dal personale della ASL ed essenzialmente basato sul concorso del medico di medicina generale, degli specialisti, degli operatori sanitari (infermieri e fisioterapisti), degli assistenti sociali e delle famiglie. I destinatari degli interventi sono soggetti che vanno dai pochi mesi di vita agli anziani.

L’Assistenza domiciliare integrata, in particolare, è rivolta a:

  • persone che soffrono di malattie invalidanti acute o croniche;
  • portatori di handicap fisici e psichici;
  • anziani non autosufficienti;
  • malati terminali.

Il servizio prevede un supporto medico, infermieristico e riabilitativo, integrando quelli offerti tramite il medico di base, il pediatra di famiglia, la Guardia Medica e gli altri referenti locali. Obiettivo dell’ADI è favorire il recupero delle capacità residue di autonomia e di relazione attraverso la predisposizione di un piano individualizzato di assistenza.

Tra le cause che hanno portato all’introduzione dell’ADI c’è sicuramente il progressivo invecchiamento della popolazione, ma anche la necessità di garantire cure a persone diversamente abili o non autosufficienti senza che abbiano l’obbligo di muoversi da casa. Un vantaggio enorme, quest’ultimo, non solo per i destinatari del servizio, ma anche per i loro familiari, i caregiver, che possono scandire meglio la quotidianità e assistere meglio il proprio parente.

L’ADI integra a pieno il concetto di medicina del territorio e rientra nei livelli essenziali di assistenza (LEA), ovvero le prestazioni e i servizi che il Servizio sanitario nazionale è tenuto a erogare a tutti i cittadini, gratuitamente o dietro il pagamento di un ticket.

Si tratta di una formula che ha alla sua base due capisaldi fondamentali: umanizzazione delle cure e prossimità al malato.

Il sostegno varia in base alle necessità effettive: può coprire alcuni giorni della settimana, oppure funzionare 7 giorni su 7. Il periodo di copertura va dai sei mesi a un anno e, una volta che l’ADI sia stata accettata, l’assistito ha la possibilità di ottenere una serie di prestazioni assistenziali, che coinvolgono il piano infermieristico, quello sociale e quello fisioterapico, insieme ad alcune visite specialistiche.

Come ottenere l’ADI? In diversi modi:

  • tramite l’ospedale, in seguito a un ricovero;
  • da un familiare o dalla persona che assiste il paziente;
  • dai servizi sociali.

La richiesta deve essere inoltrata dal medico di medicina generale, punto di riferimento del paziente, nell’Asl di competenza territoriale, unitamente alla documentazione che attesta la situazione generale del paziente.

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