“La poetessa milanese Alda Merini, reduce dalla dolorosa esperienza della malattia e vedova del marito, Ettore Carniti nel 1983, all’età di 52 anni, giunge a Taranto per incontrare, il poeta – chirurgo Michele Pierri.
Finirono così i due per legarsi in un sodalizio amicale all’insegna della poesia e del mutuo soccorso, al punto che nell’ottobre del 1984 nella Chiesa di S. Giovanni di Dio in Taranto contrassero matrimonio religioso.
Da parte sua la Merini irrompe nella vita cittadina con la sua prorompente vitalità, l’ansia di conoscenze, di aspettative troppo a lungo compresse dalle vicende dolorose della vita. I due, da soli o condotti di volta in volta da uno dei figli di Michele, percorrono in lungo e largo la città ed i dintorni, incontrano amici, conoscenti, frequentano gli ambienti più disparati, intrattengono rapporti con tutti, intellettuali, artisti, ma anche con le persone più semplici ed umili. La Merini viene attratta dal clima mite delle nostre zone, si innamora della città e della sua gente, ne scopre il carattere affabile e accogliente, colloquia con tutti, acquista con animo infantile gli oggetti più disparati, che spesso dona generosamente in segno di affetto a chi le è vicino. Riprende a scrivere dopo le dolorose umiliazioni della vita, risorge irrefrenabile la vena poetica a lungo compressa, nascono così tante sue poesie destinate a rimanere nella lirica italiana. Canta l’amore per Michele, per il Sud, per la città dei “Due Mari”, sentita come una seconda patria; di getto compone poesie “D’Occasione”, che dedica e dona a persone appena conosciute, e che tratteggia, con misteriosa stupefacente capacità di penetrazione poetica e psicologica, negli aspetti più intimi, personali e biografici, lasciando chi l’ascolta stupito ed ammirato.
Si chiude nel 1987 con la traumatica definitiva partenza della Merini da Taranto, e non avrà più seguito, a guisa di innesto non attecchito, come purtroppo accaduto altre volte da noi.
Il tempo della permanenza della Merini a Taranto fu anche fecondo di attività editoriali, a livello locale e nazionale. È allora che si interrompe il suo silenzio editoriale durato circa venti anni, e vengono pubblicate alcune tra le sue più significative opere: le “Satire della Ripa”, a cura di Giulio De Mitri, presentazione di M. Pierri, testimonianza di G. Spagnoletti, disegno di Delia Fischetti, Edizione “Laboratorio Arti Visive” Taranto; “La Terra Santa”, con nota introduttiva di Maria Corti, Scheiwiller Milano 1984 (premio Cittadella 1985); “La Terra Santa e Altre Poesie”, Lacaita Manduria 1984, con ampia introduzione di Giacinto Spagnoletti”.
E’ questo il sunto di una testimonianza riportata da Mario Pierri, figlio di Michele, sul quotidiano Taranto BuonaSera. Tanti i segni lasciati da Alda Merini sul territorio ionico, alcuni, episodicamente, riemergono e colgono, a volte inspiegabilmente, la voglia di questa comunità di non perdere la memoria nell’oblio sofferente della tratta industriale.
Connotazioni legate, comunque, alla storia inscindibile che rappresentò, negli anni settanta e ottanta, il fervore intellettuale di quello che fu “il Circolo Italsider” di Peppino Francobandiera.
Ecco allora riemergere dalla cantina dismessa della muta dimora in Viale dei Pini, a Statte, ora Centro Diurno Salvador Dalì, appena poggiata su uno scaffale che fu la maestosa biblioteca del proprietario, una cartellina dal titolo profetico per il luogo “Il filo della memoria” con una litografia di Delia Fischetti ed una poesia di Alda Merini con l editrice – Circolo Nuova Italsider Taranto, anno 1985.
Come spiegare tutto questo, e proprio in quel luogo ora destinato al sogno basagliano di comunità aperta?
Nel segno di Alda e del drammatico destino di Delia, vogliamo donare le immagini del plico originale con la poesia dall’omonimo titolo e la bellissima litografia. Nel solco della memoria che non si perde. Grazie Alda Merini, grazie Delia Fischetti. Ci sarete accanto.
Battista Baccaro
Alda Merini si è mostrata con tutte le sue fragilità ed è proprio dalla sua diversità che abbiamo potuto trarre quell’essere che in realtà l’ha contraddistinta rendendola speciale, facendosi sfogliare pagina dopo pagina dal mondo intero.
Alessia
Una storia bellissima di cui devo confessare non ero al corrente. Grazie per aver dedicato questo spazio esclusivo di cultura legato alla nostra bellissima città amata da artisti e poeti, con una storia e un passato illustre che aimé è stato sacrificato per i profitti grande industria.
La Taranto che vorrei la possiamo trovare nelle parole bellissime che la poetessa ha dedicato alla nostra bellissima città:
Non vedrò mai Taranto bella/ non vedrò mai le betulle/ né la foresta marina;/ l’onda è pietrificata/ e le piovre mi pulsano negli occhi./ Sei venuto tu, amore mio,/ in una insenatura di fiume,/ hai fermato il mio corso/ e non vedrò mai Taranto azzurra,/ e il Mare Ionio suonerà le mie esequie».
Il connubio tra Alda Merini e il mare rappresenta due facce della stessa medaglia…. La bellezza, la profondità e l’intensità della vita!